Tra tutte le arti la scultura è quella che più assimila l’artista ad una divinità, dal momento che con le sue sapienti mani egli ha il potere di trasformare la materia inanimata in qualcosa di concreto e tangibile che, spesso, finisce per acquisire una personalità e una dignità tutte proprie. Le creature di Silvia Meier nascono già reali, trattandosi di rane, farfalle e pesci tropicali ch’ella richiama dal proprio vissuto personale nel quale tutti loro, e in particolare le rane, sono sempre stati presenti.
Ultima di 10 fratelli, Silvia è cresciuta nella ricca terra dominicana, dove, oltre ad una vasta proprietà, i fratelli gestivano negozi alimentari e trattavano bestiame, cacao, caffè. E proprio le vasche per il lavaggio del caffè sono un tassello importante nell’infanzia di Silvia poiché, una volta dismesse, queste diventavano contenitori d’acqua piovana per la gioia delle rane che vi sguazzavano in quantità. La piccola Silvia passava ore in loro compagnia osservandone i comportamenti e divertendosi ad assegnare a ciascuna di esse un nome, come a voler consolidare con loro una qual sorta di legame d’amicizia e di rispetto.
Si può dire che l’amore di Silvia per la scultura sia nato proprio allora, così come il crescente gusto del gesto della modellazione, della terza dimensione, del sentire la mano dentro la materia viva da cui trarre un racconto di ritmi, di spessori lisci e levigati. Conoscere Silvia Meier significa necessariamente fare anche la conoscenza delle sue “creature” dal momento che il mondo bellissimo della sua infanzia è divenuto reale nelle sculture ch’essa realizza. Silvia non ha perso l’abitudine di dare un nome a ciascuna delle sue creazioni e questo contribuisce a mantenere quel legame intimo cui la scultura bronzea da il suggello eterno.
Nel mondo di Silvia Meier si entra con discrezione, la stessa che la caratterizza e che fa di lei una persona con la quale è molto piacevole lasciarsi condurre nel suo mondo senza tempo, un mondo che pare non esistere, sospeso com’è tra il reale e l’immaginario. Le “creature” infatti, pur riconoscibili e per questo facilmente ancorabili al quotidiano, mantengono grande semplicità ed essenzialità delle forme. Scultrice ma anche artista poliedrica, Silvia ha sperimentato varie tecniche espressive e vari ambiti, spinta dall’irrefrenabile desiderio, o sarebbe meglio dire dal bisogno, di “creare”.
Quando la vita la porta in Europa, Silvia non cessa d’essere curiosa e continua ad esplorare nuove tecniche creative, frequentare altri artisti, condividere esperienze. La sua maturazione artistica accelera fino a che, grazie ad un incontro fortunato, inizia a conoscere e sperimentare l’antica arte della fusione del bronzo. Subito si cimenta nella realizzazione di un’opera importante, una rana di ben 3 metri di lunghezza, che pone non pochi problemi alla fonderia ma che, una volta realizzata, mostra come Silvia abbia ormai acquisto una grande abilità nell’adattare materiali e metodi a quanto il suo cuore intende esprimere.
La sua arte è combinazione di energia, talento e, ancora, instancabile esercizio. Le sue “creature” esprimono, nella solidità della materia, grazia, leggerezza, eleganza, serenità. Tutte, nessuna esclusa, vivono raffigurando un attimo di vita reale che, nella sua normalità, riflette la grandiosità del creato e, con esso, del mistero della vita.